Sempre più strategica la Formazione Continua.
Secondo il report «Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)», realizzato dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere, la richiesta di laureati da parte delle imprese aumenterà.
Le stime:
- il 38% del fabbisogno (circa 1,2-1,3 milioni di lavoratori) riguarderà personale in possesso di una laurea o un diploma Its Academy o un titolo dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam)
- il 4% (120- 145mila unità) per chi avrà un diploma liceale
- il 46% (1,4-1,7 milioni di unità) per chi avrà una formazione secondaria superiore tecnico-professionale
- il 12% rientra nel novero di “altro”.
Una strategia di lungo periodo per colmare il mismatch tra domanda e offerta è quindi sempre più necessaria, sia perché occorre fare i conti con la questione demografica (meno giovani = meno lavoratori) e con l’allungamento dell’aspettativa di vita, sia perché con un mercato del lavoro in continua evoluzione non è possibile pensare a una formazione di base che resti valida per tutta la carriera lavorativa.
Non si tratta quindi o solo di mettere la formazione di base – fondamentale per acquisire conoscenze sulle quali costruire competenze – all’inseguimento del mondo del lavoro – quando invece dovrebbe precederlo – ma di fare della Formazione Continua una tra le scelte più strategiche sulle quali investire, innanzitutto politicamente. Non è, infatti, una questione meramente economica.
I finanziamenti per la formazione continua non mancano: fondi interprofessionali e risorse pubbliche sono sostanzialmente accessibili. Più che altro si tratta di comprendere che dalla Formazione Continua passa, oltre a quello aziendale, lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Secondo il report, la mancata acquisizione di competenze in settori dove scarseggia il personale ha generato nel 2023 un costo pari a quasi 44 miliardi di euro e se non si riuscisse a colmare questo gap le conseguenze andrebbero anche e ben oltre la questione economica.
Dopo il Covid, infatti, si è sì registrato un aumento del tasso di occupazione, ma, come evidenziato dalla Banca d’Italia, questo dato è legato al basso costo del lavoro e la presenza di lavoratori con basso livello d’istruzione corre il rischio di limitare l’innovazione aziendale.
Per affrontare efficacemente il mismatch tra domanda e offerta, la valorizzazione della Formazione Continua appare dunque fondamentale per mantenere una progressione aziendale, sostenendo allo stesso tempo le aspettative di crescita personale dei dipendenti. È un tema che abbiamo ben chiaro e rispetto al quale non mancheremo di fornire il nostro consiglio e supporto a chi vorrà approfondire e valorizzare questa concreta opportunità di sviluppo.
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